Orbetello
Per i molti che giungono in maremma lungo la marittima via Aurelia, Orbetello, come il resto del tratto costiero dell'Argentario, è senza ombra di dubbio una meta da non perdere.
Il vivace comune della costa maremmana, sorge sull'omonima laguna (seconda per ampiezza solo a quella di Venezia ma estremamente più "selvatica" di questa) e si unisce a Monte Argentario tramite la diga artificiale che divide l'ampio specchio d'acqua in due parti conosciute come "Laguna di Ponente" e "Laguna di Levante". Sulla stessa diga, fino al '44, correva una linea di collegamento ferroviario con la città di Porto Santo Stefano.
Lo spettacolo per il turista, e la quotidiana fortuna dei suoi abitanti, di osservare un tramonto sulla laguna non soltanto durante le tiepide sere d'estate è qualcosa di difficilmente esprimibile a parole: i cieli tersi o le nuvolette riflesse sulle acque sempre placide che bagnano la città, valgono da sé un'intera vacanza.
Orbetello ed il territorio circostante godono di un clima splendidamente mediterraneo con inverni miti ed estati calde e ben ventilate.
Sulle pianure e le morbide colline che abbracciano la cittadina, sorgono intricate macchie di vegetazione spontea ed ampie coltivazioni, ideali per un attimo di quiete a contatto con la natura. Le piste ciclabili corrono lungo quasi tutta la città e accompagnano la costa insinuandosi nel verde delle pinete fino ad Ansedonia.
Proprio a testimonianza delle meraviglie naturali di cui si può godere, il WWF ha creato l'Oasi della Laguna di Orbetello, "Zona umida di interesse internazionale" e una delle più importanti aree italiane di svernamento per molte specie di uccelli. Qui Fulco Pratesi, fondatore di WWF Italia, nel 1971 fondò il Casale di Giannella per accogliere i tanti visitatori, soprattutto bambini, che a migliaia frequentano oggi l'Oasi.
Inoltre, le due lingue di terra chiamate "tombolo di feniglia" e "tombolo di giannella", che separano la stessa laguna dalle acque tirreniche, rappresentano un totale di circa 12km di costa estremamente frequentata durante la stagione estiva. Il fatto di essere tratti costieri puliti, scarsamente imbrigliati nelle logiche di turismo di massa (pochissimi gli stabilimenti balneari, in particolare sulle spiagge della Feniglia), li rendono meta turistica ideale per chi come gli stessi maremmani ama goderne facendo una manciata di chilometri in bicicletta semplicemente con un asciugamano in borsa.
Il mulino, simbolo della città, è l'unico rimasto di molti a testimoniare la natura agricola di queste zone (come del resto di tutta la maremma) e di questa città dalle origini estremamente antiche. Nata nel periodo etrusco, controllata a lungo dai Romani (che vi fondarono la colonia di Cosa, i cui resti sono ancora visibili proprio nei pressi di Ansedonia) e nel tardo medioevo dagli Aldobrandeschi, Orbetello vanta un lungo periodo di "capitale" anche se solo negli orizzonti più ridotti del rinascimento italiano.
Proprio nel '500 la città divenne capitale dello "Stato Dei Presìdi", forte entità di tipo militare creata per volontà del Re di Spagna Filippo II e rimasta come bastione del regno su queste terre dopo l'annessione da parte del Granducato di Toscana della capitolata Repubblica di Siena. La storia stessa testimonia come la posizione di queste terre fu strategica per gli spagnoli a mantenere la dominazione sui mari del centro Italia. Orbetello perse il titolo di Capitale soltanto nell'800 dopo che la Restaurazione post-napoleonica lo unì infine al Granducato di Toscana.
Di questo glorioso passato restano tracce ovunque nella città: dalle porte spagnole che separano il centro storico dal più recente quartiere Neghelli, alla polveria Guzman (costruita nel 1692 e che rifornì lo stesso Garibaldi per la sua tappa a Talamone con i suoi mille), fino alle architetture delle più antiche abitazioni del centro.
Orbetello, per quanto debba molto alla sua storia e al suo florido turismo estivo, è oggi una città fra le più vive di tutta la Maremma grazie all'intraprendenza dei propri abitanti, che spesso gli sono e restano caparbiamente attaccati.
Le vie del centro, animate da decine di negozi, bar e ristoranti, brulicano di giovani; le panchine delle due piazze sono sempre affollate di anziani che tendono l'occhio a chiassosi nipotini; piccoli gruppi si incontrano e mescolano nell'eterno passeggiare lungo il Corso Italia, su quel corso che già negli anni 20 e 30 il trasvolatore Italo Balbo ed i suoi aviatori più volte attraversarono prima della partenza per il Nuovo Mondo a bordo dei loro idrovolanti...
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